Il Narciso, Ansbach, Kretschmann, [1697]

 ATTO SECONDO
 
 La scena rapresenta un cortile boschereccio che guida a vari tuguri pastorali, tra’ quali nel mezzo più degl’altri s’innalza quello di Tirreno.
 
 SCENA PRIMA
 
 TIRRENO e CIDIPPE
 
 CIDIPPE
 Così ho risolto. Invan mi tenti e invano...
 TIRRENO
265Qual ardir! Ti scordasti
 il tuo dovere, il grado mio? Tuo sposo
 io scielsi Uranio e tu ’l contendi? Ah figlia!
 CIDIPPE
 Padre, de’ cenni tuoi mi faccio legge.
 Solo in questo mi serbo
270la natia libertà. Quand’io non voglia,
 chi può sforzarmi?
 TIRRENO
                                     Vedi,
 vedi audacia di figlia appena uscita
 da la tenera infanzia! È quest’il frutto
 de le fatiche mie? Così alla mia
275venerabil canizie? E così insulti
 al grado mio sacerdotal? Ti scielsi
 in isposo, o Cidippe,
 pastor canuto ed impotente? O pure
 ignobil di natali e di fortune?
280A lui di biondo pelo e che a gran pena
 sparge le fresche gote. A lui pur pasce
 più d’un armento e più d’un campo imbionda.
 A che ardita il rifiuti? A che contrasti?
 Egli t’adora pur! Tu pur l’amasti!
 CIDIPPE
285Tutto, o padre, egli è ver. Ma più non l’amo
 né ’l posso amar. Giammai...
 TIRRENO
 Olà, tutto poss’io. Chi contumace
 sprezzasti genitor, giudice avrai.
 
 SCENA II
 
 CIDIPPE
 
 CIDIPPE
 Ingiusti padri, e quale
290autorità vi diede
 sul nostro arbitrio il cielo? Il genio deve
 dar legge e non la forza a’ nostri affetti.
 Questo, a cui tu mi astringi
 carnefice e non padre,
295imeneo violento,
 non fia che colpa tua, che mio tormento.
 
    Te in onta del fato,
 Narciso adorato,
 te solo amerò.
 
300   Se diedero i numi
 la gloria a’ tuoi lumi
 di farmi languir,
 di farmi morir,
 per te languirò,
305per te morirò.
 
 SCENA III
 
 URANIO e CIDIPPE
 
 URANIO
 A che, ninfa, a che fuggi!
 Son io libico mostro?
 Son io serpe...
 CIDIPPE
                             A’ miei lumi
 più di serpe e di mostro
310terribile, importun, tu ancora tenti
 nel bollor del mio sdegno
 la sofferenza mia? Partiti, fuggi.
 URANIO
 In che t’offesi?
 CIDIPPE
                              E che? Vinta mi credi
 da un paterno comando? È quest’il modo
315di farti amar? La forza,
 più che una lunga servitù, ti affida?
 Così t’insegna amor? Partiti, fuggi.
 URANIO
 Il tuo rigor...
 CIDIPPE
                          Non cede
 a sì deboli assalti e non sì tosto
320ciò che ti niega il cuor t’impetra il padre.
 URANIO
 Deh per l’antico ardor, ninfa, m’ascolta,
 son pur io quello stesso
 che ognor t’amò, che tu altre volte amasti!
 Questo è pure quel sen, questo è quel volto.
 CIDIPPE
325Che follie mi rammenti? Eh che sei stolto?
 
    Quando t’amai?
 Quando giurai
 a te la fede?
 Sei mentitor.
 
330   Se mai diss’io
 che tu sol eri
 l’idolo mio,
 parlai col labbro
 ma non col cuor.
 
 SCENA IV
 
 URANIO, poi NARCISO, ECO e LESBINO
 
 URANIO
335Mira l’iniqua. Anche l’amor mi niega
 e i giuramenti oblia. Miseri amanti!
 E qual fé vi sognate in cuor di donna?
 Ah Cidippe infedele! Ah sesso ingrato!
 NARCISO
 Così dolente Uranio?
 URANIO
340Gentil Narciso! Oh dio!
 NARCISO
 La tua pena è d’amor. Lesbin mel disse
 e ’l pallor del tuo volto.
 URANIO
                                            Ardo per ninfa
 la più ingrata e sleal che viva in queste
 boschereccie cappanne, albergo un tempo
345d’innocenza e di fede ed or d’inganno.
 NARCISO
 Ella è Cidippe?
 URANIO
                               Il nome
 ne ripetei più volte agli antri, ai boschi
 e più volte ne’ tronchi,
 men duri del suo cor, lo incise questo
350meno degli occhi suoi dardo pungente,
 dono de la sua man, pegno d’amore.
 LESBINO
 Non disperarti. Hai chi pietà ne sente.
 NARCISO
 Parti! Sarà mia cura,
 benché d’amor sia poco avvezzo a l’arti,
355il placar la tua ninfa, il consolarti.
 URANIO
 Il ciel, poich’io non posso,
 il ciel per me grazie ti renda almeno.
 ECO
 V’è pur qualche pietà dentro a quel seno.
 URANIO
 
    Vien serpendo nel mio petto
360un diletto lusinghiero
 che consola il mio cordoglio.
 
    Col piacer de la speranza,
 la baldanza de’ tormenti
 va perdendo il fiero orgoglio.
 
 SCENA V
 
 NARCISO, ECO e LESBINO
 
 LESBINO
365Narciso, poiché tanta
 degl’incendi d’amor pietà tu mostri,
 prendine ancor de’ miei, tanto più fieri
 quanto più rara è la beltà che m’arde.
 NARCISO
 Odi, o Lesbin.
 ECO
                             Che sarà mai?
 NARCISO
                                                          Pietade
370le follie degli amanti a me non fanno.
 Se per Cidippe Uranio avvampa, io prendo
 a sovvenirne i mali,
 non per pietà ma per sottrarmi a lei
 che ognor co’ pianti a frastornar sen viene
375l’alta tranquilità de’ sensi miei.
 Ma tu per Eco avvampi,
 non men di me fiera d’amor rubella.
 Vedila. (Monstrandogli Eco)
 LESBINO
                  Oh dio!
 NARCISO
                                   Non men crudel che bella.
 ECO
 Parlan di me. (Da sé)
 LESBINO
                            Narciso,
380deh se in te alberga umanità, per quella
 sacra amistà, che a me giurasti e ch’io
 sin da’ primi anni a te serbai, per quelle
 tenerezze innocenti,
 pietà m’impetra o mi vedrai fra poco
385cadavere d’amor, vittima esangue,
 versar dal sen trafitto,
 con l’ultimo sospir, l’ultimo sangue.
 NARCISO
 A duro uffizio oggi il tuo amor m’impegna.
 Voglia il cielo ch’invano
390non perdiam tu la speme ed io le voci.
 Ninfa.
 ECO
               Già ’l tutto udii. Signor, che chiedi?
 NARCISO
 Alma v’è che t’adora e tu la sprezzi.
 ECO
 V’è cuor che per te pena e tu nol curi.
 NARCISO
 Perché sorda a’ suoi prieghi?
 ECO
395Perché duro a’ suoi pianti?
 A DUE
 O cuor...
 NARCISO
                   Troppo crudel!
 ECO
                                                Troppo inumano!
 NARCISO
 Io già sapea che la pregava invano. (A Lesbino)
 ECO
 Co’ miei sospiri ancor rinforza i detti. (A Narciso)
 NARCISO
 
    Deh risana...
 
 ECO
                              Deh appaga...
 
 NARCISO
 
400L’altrui duol.
 
 ECO
 
                           L’altrui brama.
 
 NARCISO
 
 Più gentil...
 
 ECO
 
                        Più cortese...
 
 NARCISO
 
 Rendi amor per amore.
 
 ECO
 
                                              Ama chi t’ama.
 
 NARCISO
 Omai, Lesbin, più t’avvicina.
 LESBINO
                                                       Ah temo!
 NARCISO
 Mira, spietata, in quel sembiante impressa
405la tua fierezza e la sua pena. E tanta
 fede ancor non ti vince? Ancor resisti?
 ECO
 Hai tu pietà di chi t’adora?
 NARCISO
                                                    Udisti?
 NARCISO, ECO
 
           può donarti (A Lesbino mostrando Eco)
 Non                            amor...
           sa impetrarti (A Lesbino mostrando Narciso)
 
 A DUE
 
 Chi non sa amar.
410Che si può far?
 
 LESBINO
 
                               Morir.
 
 NARCISO, ECO
 
                  trovar
    Vorrei                pietà
                  destar
                a quel
 dentro                cuor per te.
               al mio
 
 A DUE
 
 Ma se nol posso...
 
 LESBINO
 
                                   Aimè.
 
 A DUE
 
 Che vorrai far?
 
 LESBINO
 
415Finir con la mia vita il mio martir.
 
 SCENA VI
 
 NARCISO ed ECO
 
 NARCISO
 Dolce amica e compagna,
 tanto più cara a me, quanto più fiera.
 ECO
 La tigre ama la tigre; e a te, che sei
 sì rigido in amore,
420piace la crudeltà, piace il rigore.
 NARCISO
 Segui pure il tuo stile.
 ECO
                                           Ah temo un giorno
 le vendette d’amor, nume possente.
 NARCISO
 Amor, nume del senso,
 ha ’l suo poter da noi. Quasi favilla,
425se alimento gli dai, cresce in incendio,
 se glielo togli, a pena nato è spento.
 ECO
 Or più non l’iritiam.
 NARCISO
                                        Nulla il pavento.
 
    Alma forte, che ben resista,
 non paventa del dio d’amor.
 
430   Nasce amor da un fral diletto;
 e un vil ozio, un cieco affetto
 lo alimenta contro del cuor.
 
 SCENA VII
 
 ECO
 
 ECO
 Folle garzon, pietà di te mi prende.
 Non tarderà le sue vendette amore;
435così amor, me felice!
 con un mio sguardo a te piagasse il cuore!
 
    Un dì ti sentirò
 pianger e sospirar
 l’antica crudeltà.
 
440   Eguale al tuo rigor
 il tuo dolor vedrò,
 per piani e monti,
 per selve e fonti
 gridar pietà.
 
 Ballo di contadini e contadine.
 
 Fine de l’atto secondo